Il 14 novembre eravamo in piazza con i 50.000 studenti che hanno riempito Roma per partecipare allo sciopero generale europeo: c’eravamo come lavoratori dello spettacolo e della cultura, precari e intermittenti per definizione, per rivendicare il nostro diritto negato allo sciopero come forma di espressione del dissenso.
Dopo le violenze e l’assetto da guerra predisposto dalle forze dell’ordine, il giorno dopo siamo tornati a contestare i ministri Ornaghi e Profumo e le politiche economiche e culturali del governo per affermare che non abbiamo paura, che non ci facciamo intimidire. Il nostro impegno civile e collettivo da subito è di continuare a scendere in piazza, a prendere parola, ad agire insieme in infiniti modi possibili.
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Articolo di ROBERTO CICCARELLI “IL MANIFESTO” 16.11.2012
All’Eliseo la protesta del teatro Valle.
Barca, Ornaghi e Profumo contestati a un convegno del «Sole24 ore»
Andare al teatro Eliseo e godersi uno spettacolo a soggetto. Tre ministri convenuti al galà della propria supponenza contestati da una platea «effervescente come il Sulcis». Così l’ha definita ieri il ministro della coesione territoriale Fabrizio Barca quando, nella sessione inaugurale degli «stati generali della cultura» organizzati dal Sole 24 ore, ha realizzato di essere contestato insieme al ministro dell’Istruzione Profumo e quello della Cultura Ornaghi. Dopo la «bonifica» del teatro da parte di agenti in borghese presenti in forze, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è seduto al centro della platea tra gli applausi. Due corazzieri svettavano ai suoi lati e si guardavano, forse negli occhi. All’inizio il dibattito – coordinato dal direttore del quotidiano di Confindustria Roberto Napoletano – non è stato conciliante con gli esiti deludenti delle politiche culturali, e dell’istruzione, messe in campo dal governo Monti. È bastato poco per trasformare un incontro imbolsito dalla lettura dei discorsi – vibranti anche per rigore anti-austerità – dell’archeologo Andrea Caradini e di Carlo Maria Ossola in una fossa dei leoni. In galleria è scoppiata una lite tra amanti. «Ma che fai – ha detto una donna – la stai guardando?». E l’uomo: «No, sto guardando il ministro Ornaghi. Falla finita. Non penso all’altra». La litigata ha spinto la Digos a separare moglie e marito. Gli hanno chiesto i documenti, ma sono stati rilasciati dopo 5 minuti. Secondo alcune testimonianze raccolte in teatro, gli agenti erano incerti sulle motivazioni del fermo: «Che scriviamo? Lite tra amanti?» ha chiesto un agente all’altro. Implausibile, no?
Ornaghi ha stancamente ripreso, vantando il merito di avere recuperato nella legge di stabilità la bellezza di 76 milioni di euro, a fronte di un taglio progressivo dei fondi a disposizione del suo ministero passati da 500 a 90 milioni nel 2015. Dalla platea si è alzato un giovane uomo brizzolato che ha interrotto Ornaghi: «Ma perchè parlate di economia, qui bisogna parlare di poliica culturale». E Ornaghi, seccato: «Se non ci rendiamo conto dei fatti facciamo chiacchiere». E i fatti dicono che il ministero di via del Collegio Romano è stato tagliato al punto da assomigliare a «un morente rassegnato» (fulminante la definizione di Carandini). Il coro delle proteste è cresciuto: «Questa è una riunione aziendale, – ha detto un altro – non un dibattito. Non merita il nome di “stati generali della cultura”, sembrate di stare ai “mercati generali della cultura”». Al «manifesto per la cultura» del Sole 24 ore che chiede con grande successo il finanziamento per il «petrolio d’Italia» è stato addebitato il progetto di mettere a profitto il patrimonio artistico «che tutti ci invidiano nel mondo». «Ma perchè parlate sempre di beni culturali – ha detto una donna – e mai dei diritti dei lavoratori che si occupano di cultura?». Imbizzarrita, la platea ha espresso un dubbio: «Ma a parte il «food», ndr.] – non è che l’unico «bene culturale» giudicato interessante in Italia è il turismo culturale? La cultura non è un brand».
«Questa platea è effervescente come il Sulcis» è intervenuto Barca al quale la platea ha ricordato di essere fuggito in elicottero dalla rabbia dei minatori sardi. Il ministro stavolta se l’è cavata meglio. L’onda ha invece travolto un impassibile Profumo. «Mercoledì a Roma sono stati picchiati adolescenti e nessun ministro ha detto niente. Perchè?» Nessuna risposta da Profumo che invece ha provato a uscire dall’angolo, peggiorando la situazione: per i giovani c’è la famiglia, unica grande risorsa per il futuro del paese. Dalla galleria una ragazza di 21 anni è esplosa: «Ma quale futuro, io penso al presente, e non ho prospettive di lavoro. Che devo fare?». «Non hai sentito il ministro? – le hanno risposto dalla platea – Sposati uno ricco». Risate a crepapelle.Nell’arena Napolitano, il presidente, è rimasto impassibile. Nel suo discorso ha riconosciuto la fondatezza delle critiche, ma ha difeso ancora il governo. Sorpresa finale: la contestazione è stata rivendicata dal Teatro Valle: «L’economia dei beni culturali – sostengono i comunardi su facebook- si basa sul trasferimento delle risorse pubbliche ai privati e sullo sfruttamento del precariato». Questa sarabanda, vero teatro politico ai tempi dell’austerità, potrà essere rivista su Youtube. Da non perdere.”
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