Teatro Valle Occupato
GIOVEDÌ 23 GIUGNO ORE 16,30
Ingresso via del melone 10
Il Teatro Valle Occupato invita tutta la cittadinanza a partecipare a:
ASSEMBLEA / WORKSHOP – “COME L’ACQUA, COME L’ARIA: LIBERIAMO I SAPERI” – Nuovi modelli di sviluppo per una gestione diretta e orizzontale dei beni comuni.
All’assemblea del Teatro Valle Occupato interviene il docente di diritto civile Prof. Ugo Mattei, autore del quesito referendario sull’acqua.
Con le lotte contro i tagli a cultura e istruzione pubblica e con l’esperienza referendaria, in Italia, è stato rimesso al centro il rapporto tra beni comuni e profitti privati.
Quali sono i processi di produzione culturale oggi?
In che modo il definanziamento pubblico favorisce la privatizzazione sfrenata dei beni comuni e la precarizzazione delle figure lavorative?
A partire da tali quesiti la platea del Teatro Valle Occupato si confronterà con il prof. Ugo Mattei, per immaginare nuovi modelli di sviluppo in cui il corpo vivo che produce saperi, cultura, ricchezza non venga continuamente espropriato e declassato.
– Accogliamo e aspettiamo le vostre idee, i vostri suggerimenti, il vostro contributo –
Vorrei fare una segnalazione che evidenzia in modo lampante come sia considerato in Italia il lavoratore dello spettacolo. Pochi giorni fa è stata negata ad un’attrice di Padova l’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti, indennità percepita dalla stessa attrice da diversi anni.
Ebbene dalla sede INPS di Padova le è stato spiegato che finora non avevano applicato una sentenza della Cassazione che non riconosceva alla categoria degli attori il diritto a questa indennità.Non ho purtroppo ora gli estremi di questa sentenza. Ma credo sia necessario sollevare anche questioni di questo genere. Situazioni che ci allontanano dall’essere un paese civile.
Attenzione, il profilo FB Teatro Valle Occupato non risulta accessibile. Problemi tecnici o censura?
Non ci sono problemi tecnici da parte del Teatro Valle Occupato.. quindi per esclusione sono portato a pensare che i problemi siano altri
Non m’intendo molto di faccende burocratiche e legali, ma penso che in questi ultimi tempi si pensa a produrre solo per far soldi e non per diffondere la cultura.
Un piccolo esempio è il commento di un ragazzo sul film opera prima La Doppia Ora definito “spazzatura” e che, per questo, non merita il successo che dopo l’Italia sta avendo all’estero: follia pura!
La cultura è in mani di gente che non capisce veramente nulla di quello che è essa rappresenta!
Si produce anche robaccia cinematografica e teatrale anche solo per il gusto di far circolare denaro; per quanto riguarda me, io vado per la qualità.
Non c’è finanziamento pubblico perché si pensa che quel qualcosa deve per forza appartenere a qualcuno, per farsene ciò che si vuole.
Privatizzare anche solo un teatro dà la possibilità a chi lo gestisce di farne ciò che desidera, senza dare conto a nessuno, sbattendo in strada chi veramente è degno di starci dentro, chi davvero lo ama e lo fa amare agli altri.
Il precariato per i lavoratori dello spettacolo è così forte perché non si osa, non ci sono persone che decidono di rischiare nel produrre un progetto teatrale e cinematografico di chi magari è al suo primo tentativo.
Perché infinite sceneggiature cinematografiche e copioni teatrali non vengono calcolati minimamente? Perché magari è scritto da un perfetto sconosciuto e pur di non rischiare anche un basso badget, si preferisce far vedere le solite storie viste e riviste!
RIVOLUZIONE…RIVOLUZIONE…RIVOLUZIONE!
Non ho capito, ma per te “la Doppia Ora” è spazzatura? “La Doppia Ora”? Ho capito bene? Così si capisce da quello che scrivi. Cos’è follia pura? Uno che trova “La Doppia Ora” indegna del successo che ha all’estero (molto relativo, tra l’altro, tanto che hanno comprato i diritti di remake)? Oppure che effettivamente il film sia indegno? Volessimo capì che so’ misteri!
e’ vergognoso e oltraggioso non riconoscere neppure i requisiti ridotti ai lavoratori dello spettacolo del ramo artistico. Questa è la goccia che fa travboccare il vaso. Un welafare degno di questo nome per i lavoratori fdello spettacolo per cui la precarietà è qualcosa di struttrale deve essere la priorità in questa lotta per la difesa della cultura . Senza diritti non vi è cultura