Sperimentazioni di Direzione Artistica
AUTORI per il Valle Occupato
14, 15 e 16 novembre
Tre giorni completamente dedicati alla drammaturgia italiana. Dalla mattina fino alle notte: una full immersion nella parola italiana che si fa teatro: monologo, dialogo, evocazione, mise en abyme. In un costante rapporto di reinvenzione rispetto agli stimoli del reale. Un gruppo di scrittori ha immaginato di fare all’interno degli spazi del Teatro Valle occupato un percorso labirintico e avvolgente. Workshop la mattina, tavole rotonde e proiezioni il pomeriggio, spettacoli la sera. Senza soluzione di continuità.
Concepiti come una sorta di preludio, di piccolo assalto dell’immaginario, i tre giorni di direzione artistica curati dagli autori (che rappresentano se stessi e non l’universo mondo degli autori di teatro) contengono al loro interno percorsi polimorfi. Senza voler inseguire una precisa idea estetica, i drammaturghi coinvolti nella programmazione hanno preferito confrontarsi con materiali eterogenei, per far “sentire” quanto vivo e variegato possa essere il mondo di chi scrive per il teatro.
Il percorso è volutamente frastagliato, affinché ciascuno possa prendere responsabilità della piccola isola che è stato chiamato a popolare dentro l’arcipelago delle drammaturgie teatrali e sceniche.
C’è però un filo rosso, che attraversa l’intera programmazione e che ha trovato la sua sintesi in un titolo: QUELLO CHE MI MANCA. Ogni autore lo declina a modo suo, con gli strumenti e gli obiettivi che gli sono propri, ma il tono della denuncia o del racconto di una situazione intollerabile fanno da collante.
Si parte dalla disposizione creativa con cui Antonia Brancati (“La parola mendace e il gesto rivelatore”), Duska Bisconti (“Dignità ferite e mancanze: scene per un laboratorio di scrittura”), Patrizia La Fonte (“Teatro di parola: dallo scritto al parlato”), Maria Inversi (“Il corpo come luogo drammaturgico e la parola sensibile”) e Fabrizio Romagnoli (“Dall’immaginazione all’azione: lo vedo, lo scrivo, lo recito”) affronteranno i loro workshop diretti a giovani drammaturghi e attori che, muniti di carta e penna, vorranno confrontarsi con la scrittura estemporanea partorita dentro precise quanto fantasiose gabbie metodologiche.
Mancanze, interferenze e cortocircuiti tra chi scrive, chi interpreta e chi dovrebbe far passare tutto dalla potenza all’atto, saranno anche oggetto di dibattito:nel pomeriggio del 14 novembre, Raffaella Battaglini, Franco Cordelli, Luca Archibugi e Graziano Graziani si interrogheranno assieme registi e scrittori sul “difficoltoso accesso alla messa in scena dei testi teatrali contemporanei” (ore 16.30), mentre nel pomeriggio del 15 novembre si discuterà di poetiche legate agli stimoli del presente, in una tavola rotonda coordinata da Katia Ippaso dal titolo “Quello che mi manca: dentro e fuori la scrittura teatrale”, a cui parteciperanno Silvana Matarazzo, Antonio Audino, Ugo Chiti, Giuseppe Manfridi e molti altri scrittori (ore 15.30).
Alle 18 dello stesso giorno, verrà proiettato il documentario “El muchacho de Buenaventura”, un affettuoso omaggio che l’amica Gigliola Funaro ha dedicato ad Aldo Nicolaj, uno dei padri nobili della drammaturgia italiana, figura apolide di scrittore altamente impegnato ma non assimilabile per natura e vocazione ad ogni categoria o club.
Nel pomeriggio del 16 novembre, infine, Maria Letizia Compatangelo ed Angelo Longoni indirranno un’ assemblea pubblica per analizzare e rispondere alle problematiche ormai decennali che riguardano la drammaturgia contemporanea.
Si affronteranno nel dibattito tutte le difficoltà che gli autori incontrano con le istituzioni, con i teatri stabili e privati, con il ministero e con la Siae.
Sarà l’occasione per darsi delle risposte e per stabilire strategie d’azione da attuare nel futuro.
Parteciperanno addetti ai lavori, tecnici e gli autori teatrali italiani.
L’assemblea è aperta a tutti. (ore 15.30)
Sei gli spettacoli/mise en espace in programmazione, che non intendono di certo esaurire lo spettro dei generi e delle scritture drammaturgiche italiane ma, ciascuno con il proprio timbro, riflettono su questioni politiche ed esistenziali di centrale importanza: in una analisi dei processi individuali e sociali, e di certe immarcescibili forme del potere. Nella serata di lunedì, il pubblico potrà vedere l’opera del milanese Renato Sarti (Teatro della Cooperativa), “Mai morti” con Bebo Storti, affabulazione ininterrotta di “un uomo mai pentito”, un nostalgico del ventennio fascista che, con la benedizione silenziosa e complice di molti italiani, conduce la sua spaventosa e intransigente battaglia contro viados, extracomunitari, tossicodipendenti (ore 21). A seguire (ore 22.30), “Ave Maria per una gatta morta” di Mimmo Sorrentino, un crudo, disperante spaccato di un mondo giovanile immerso in un banale quotidiano squallore, ragazzi di periferia con problemi ordinari, la scuola che va male, i genitori assenti, il desiderio di apparire per dire «ci sono anch’ io»: ragazzi figli della nostra società, risultato di una colpevole sottocultura.
Va a visitare la Napoli del 1799 invece il giovane drammaturgo Alfonso Sessa, con “Vita morte e miracoli del 1799” che il regista Duccio Camerini, drammaturgo a sua volta, considera “un testo impietoso sul mondo di oggi: il riferimento al Settecento non deve ingannarci: la Napoli qui raccontata è la nostra Italia malata” (15 novembre ore 21). Ed è un’Italia malata anche quella che descrivono Maria Pia Regoli e Salvatore Zinna con “Doppio legame” (15 novembre ore 22.30), un monologo costruito sulla performance attoriale dello stesso Salvatore Zinna, alle prese con il personaggio di Enzuccio, un pentito di mafia, un piccolo uomo che cerca in un modo tragicomico di affermare la sua personale giustizia, sapendo che “essere qualcuno equivale ad essere, mentre essere nessuno equivale a non essere”.
La serata conclusiva del 16 novembre comincia con un’opera di Francesco Suriano, “Perché il cane si mangia le ossa”, un doppio viaggio, interiore e sociale, che innesta la storia di Carlo Marrapodi, ex attore ma ancora attore, ex operaio della Thyssenkrupp oggi impegnato sul fronte dei diritti dei lavoratori, su un “notturno” tragicomico di lingua alta che si avventura in uno scenario abissale: la vita di chi è costantemente rifiutato, messo ai margini della storia, privato di ogni diritto di cittadinanza (ore 21).
I tre giorni di drammaturgia al Valle occupato si concludono con “Vita”, scritto e diretto da Angelo Longoni. Una materia difficile e delicata – l’eutanasia – che attraverso il processo della scrittura drammaturgica diventa domanda esistenziale ancora prima di accendersi come centrale questione politico-giuridica. Al di fuori del manicheismo con cui in Italia si affrontano i casi come Englaro e Welby. Perché è nei risvolti familiari, intimi, a tratti scabrosi, della vicenda, che si annida il segreto della vita e del modo con cui degnamente essa dovrebbe concludersi.
Come battito cardiaco e suggestione dell’intero evento, le “Narrasenz’azioni” di Cinzia Villari e Gianluca Bottoni che scorrono, un po’ defilate, sottotraccia, in momenti diversi del giorno: “Nella segheria/attrezzeria del Valle, un luogo operaio, in cui la scenografia naturale è costituita da martelli, attrezzi e raccordi di ferro, lo spettatore siederà come testimone di un passaggio sonoro e visivo che lo porrà in ascolto di due brevi racconti, narrazioni in cui la metafora sono le scarpe: scarpe rosse che segnano il percorso, la stasi, il movimento e l’estetica”.
ciao! vorrei partecipare sia al laboratorio di baliani che di churchill ma il cv torna indietro alla mail navescuola.tvo@gmail.it
che faccio??????????? robi
forse meglio @gmail.com ?! 🙂
Ritorna la campagna METTITINGIALLO CONTRO IL RAZZISMO
Giunta alla sua 3° edizione, la campagna Mettitingiallo contro il razzismo diventa nazionale.
Anche tu il 10 dicembre 2011 (in occasione del 63° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani) indossa o esponi qualcosa di giallo per dire
BASTA AL RAZZISMO
SI’ AI DIRITTI http://www.facebook.com/event.php?eid=243773649015325