UN DIRETTORE! UN DIRETTORE! IL MIO REGNO PER UN DIRETTORE!!!
La beffa del ministero dei Beni Culturali e Turismo che licenzia per incompatibilità il neo direttore del Teatro di Roma Ninni Cutaia, dirigente in carica di quello stesso ministero, dimostra in maniera lapalissiana alcune questioni che da tempo poniamo:
– La totale incompetenza e incoscienza nel governo culturale della città e del paese.
Continuare imperterriti con questo sistema di nomine calate dall’alto, senza tener conto dei processi trasparenti allargati alla partecipazione e condivisione generale, porta a guardare con sospetto e diffidenza qualsiasi nome – anche di valore – speso ad alimentare questo perverso meccanismo che macina ogni capacità e ogni volontà dei soggetti coinvolti.
– I giochi insopportabili della peggiore politica, che ormai da tempo usa qualsiasi arma a disposizione per farsi guerra aperta a spese della comunità dei cittadini e del bene pubblico, con danni enormi all’immagine e al patrimonio di questo paese.
In questo caso anziché trovare una soluzione dignitosa ad una controversia amministrativa, si delegittima il primo teatro cittadino, uno dei più importanti in Italia, ponendo il suo futuro in una prospettiva inquietante. La domanda legittima che a questo punto ci poniamo da cittadini e artisti è: a chi si prepara la strada? Chi sarà il pupillo che il nuovo vento politico vuole favorire?
– Questo vecchio sistema di governance culturale (e non solo) fatto di nomine, consigli d’amministrazione, bandi, società multiservizi, bilanci in deficit, lavoratori precarizzati, produzioni faraoniche, grandi eventi, incertezze finanziarie, mancato pagamento di stipendi, etc. è arrivato alla fine e occorre un nuovo modello di governo delle istituzioni culturali che sia trasparente, accessibile, partecipato e sostenibile.
Crediamo che quanto immaginato e praticato quotidianamente da noi secondo i principi della Fondazione Teatro Valle Bene Comune sia una risposta proprio a questo collasso politico e culturale, un modello che non si arresta certo davanti al diniego prefettizio ma che anzi riproponiamo con forza alle istituzioni come garanzia al diritto alla cultura sancito dalla nostra costituzione e come baluardo ad ogni dismissione o privatizzazione della funzione pubblica dei suoi spazi.
Siamo solidali e vicini a tutti i lavoratori del Teatro Argentina, al loro coraggio e alla passione per il lavoro che stanno dimostrando in questo momento cruciale per il futuro culturale della nostra città.
In questa triste vicenda il Teatro Valle Occupato è con loro, prima di tutto.
LA TRASPARENZA è CONDIZIONE INDISPENSABILE PER LA CULTURA, L'OPACITà APPARTIENE ALLA CLOACA DELLA SPECULAZIONE FINANZIARIA E DELLA SOPRAFFAZIONE …CORAGGIO
BENE