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14 Feb

Le lotte per i beni comuni muovono il diritto | RASSEGNA STAMPA AGGIORNATA al 21 febbraio

Teatro Valle Occupato | RASSEGNA STAMPA
CONFERENZA STAMPA | 14 febbraio duemila13

Le lotte per i beni comuni muovono il diritto
Un progetto costituente di produzione normativa dal basso, condotto a partire da un’inedita alleanza tra mondo degli studiosi e lotte per i beni comuni

RASSEGNA STAMPA on-line

medioriente.com (in inglese) | Occupy the commons

un articolo di agosto ma che può essere utile per ricostruire il percorso:
Ultime Notizie | Teatro Valle si ipotizza il ruolo di bene comune

Radiocittàfujiko.it | La Commissione Rodotà al Teatro Valle Occupato

Comune-info | Giuristi a scuola dai movimenti

La furia dei cervelli | La commissione Rodotà riparte dal Teatro Valle (e dal diritto vivente)

Il fatto quotidiano | Acqua territorio e cultura. Dal teatro valle occupato una proposta alla politica sui beni comuni

La Repubblica | Micromega on line | Una nuova commissione Rodotà per i beni comuni

Voci Attive | associazione politico-culturale | movimento di cittadinanza attiva | Palermo
Azzariti-Rodotà-Lucarelli: note sui beni comuni

AMISnet | Riparte la Commissione Rodotà al Teatro Valle Occupato (con intervista video)

Miccia Corta | Riparte la Commissione Rodotà un articolo di Roberto Ciccarelli, il Manifesto

Efestivals.biz | Valle, l’agenda sui beni comuni§Proposte dal basso alla politica

Teatro Valle Occupato | CONFERENZA STAMPA
Giovedì 14 febbraio, ore 11.30

COMUNICATO STAMPA

Si tratta di concretizzare i risultati già raggiunti su un piano di legittimità dai movimenti provando a mutare il diritto.
I piani di lavoro principali riguarderanno:
– una nuova disciplina della proprietà pubblica, sulla base del disegno di legge predisposto da una Commissione ministeriale (Commissione Rodotà) e che era stato già presentato al Senato dalla Regione Piemonte e da un gruppo di senatori;
– la realizzazione di un progetto normativo sui beni comuni e sulle condizioni giuridiche ed economiche che ne rendano possibile la piena valorizzazione a partire dalle esperienze della rete dei Teatri occupati, dalle lotte per l’acqua e dalle altre esperienze di cittadinanza attiva per i beni comuni;
– una petizione sul reddito di cittadinanza sulla quale Bin Italia ha già raccolto più di 50.000 firme;
– un “Progetto Toscana”, preparato dalla Rete per la difesa del territorio e già discusso con il Presidente della Regione;
– una nuova disciplina delle proposte di legge d’iniziativa popolare, per rendere obbligatorio il loro esame da parte delle Camere e per consentire che il loro iter possa essere seguito direttamente dai promotori;
– una proposta per inserire nell’articolo 21 della Costituzione la previsione del diritto fondamentale a Internet, già presentata al Senato nella precedente legislatura e che va nella direzione indicata da norme previste in vari paesi.

Saranno presenti
Alberto Asor Rosa, Giuseppe Bronzini, Ugo Mattei, Stefano Rodotà
Rete dei teatri occupati, Lotte per l’acqua, Associazione Bin Italia, Rete dei Comitati per la difesa del territorio

MOTIVAZIONI E INTENTI | I perché di una scelta  ragionata
Commissione Rodotà e lotte per i beni comuni
Fra il 1991 e oggi, al fine dichiarato di ridurre il debito pubblico, l’Italia ha dismesso beni per un valore aggregato di 1400 miliardi di Euro. Si è trattato della più importante alienazione di beni pubblici mai operata da uno Stato sovrano. Questa imponente vendita di beni pubblici è avvenuta al di fuori di qualsiasi principio giuridico ordinatore, in una condizione normativa obsoleta e del tutto inadeguata. In mancanza di principi giuridici fondamentali capaci di disciplinare questi processi, i successivi governi (nazionali e locali) hanno goduto di piena discrezionalità e arbitrio nel condurre le dismissioni, sovente privando la collettività di beni essenziali per la soddisfazione di bisogni fondamentali costituzionalmente tutelati.

Prendendo atto di questa grave situazione di obsolescenza legislativa (le norme oggi in vigore datano 1804), una Commissione Ministeriale fu istituita nel 2007 per studiare e proporre una riforma del Codice Civile capace di introdurre nuovi principi giuridici che fossero adeguati ad affrontare la questione del buon governo della proprietà pubblica e dei beni comuni. La Commissione, Presieduta dal Prof. Stefano Rodotà, ha prodotto e presentato in Senato un disegno di Legge Delega che non è mai stato discusso.

Simile sorte è toccata al Disegno di Legge di iniziativa popolare sull’Acqua che pure ha raccolto quasi dieci volte le cinquantamila firme necessarie, e lo stesso è avvenuto per tutte le proposte di legge di iniziativa popolare presentate in Parlamento nella nostra storia repubblicana, nessuna delle quali è mai giunta in porto.

Anche i referendum abrogativi, che pure hanno dato segni di straordinaria vitalità nel 2011 mettendo la questione dei beni comuni al centro se non dell’agenda almeno del lessico politico, non sono un canale sufficiente per la piena emersione della volontà popolare. Qui al Teatro Valle, come nei sette altri teatri che hanno seguito quest’esperienza di lotta, sono emerse nuove forme e nuove pratiche di conflitto politico, ed è stata posta all’ordine del giorno sia la questione della cultura come bene comune, sia quella della necessità di garantire un reddito per i lavoratori cognitivi che svolgono un ruolo sociale fondamentale di trasmissione del sapere alle generazioni future. Il loro ruolo non è valorizzato né dal mercato né da un sistema pubblico gerarchico e burocratico, e dunque necessita di nuove istituzioni del “comune” (sul modello della Fondazione Teatro Valle Bene Comune e altri modelli). Un reddito di cittadinanza capace di scardinare strutturalmente le forme più dannose di precariato e sfruttamento diventa un elemento fondamentale per l’articolazione di tale processo.

In questi anni è nata, proprio nell’ambito della rete dei teatri occupati, un’inedita alleanza fra cultura giuridica e le lotte legate ai beni comuni che si sta articolando intorno alla rilettura di norme Costituzionali da anni dimenticate, quali la funzione sociale e l’accesso alla proprietà di cui all’ art. 42 e la riserva a “comunità di lavoratori e utenti” di cui all’art. 43, al fine di dare vita a un rinnovato settore pubblico che sia forte, autorevole, democratico e partecipato. In effetti, la definizione dei beni comuni della Commissione Rodotà, che li vuole legati ai “bisogni fondamentali della persona” e governati “nell’interesse delle generazioni future”, sebbene non sia stata tradotta in norma di legge, è penetrata nella riflessione giuridica: ne sono esempio gli statuti di molti Enti locali Italiani, quello della Azienda Speciale dell’ Acqua di Napoli (ABC), significative sentenze di merito (Trib. Roma), sentenze di legittimità al più alto livello (Cassazione a Sezioni Unite), innumerevoli pubblicazioni, nonché gli statuti con cui oggi (ed è questa una novità assoluta, prova del rapporto sempre più complesso fra legalità e legittimità) molte esperienze di occupazione portano avanti una lotta politica che si fa anche giuridica.

Quello che oggi presentiamo in questa Conferenza Stampa è un progetto di respiro costituente di produzione normativa dal basso, condotto insieme dagli studiosi che furono direttamente o indirettamente coinvolti nei lavori della Commissione Ministeriale (tra cui Rodotà, Mattei, Lucarelli, Nivarra, Settis, Maddalena, Marella), dalla rete dei teatri occupati e dalle altre esperienze di cittadinanza attiva per i beni comuni.

Intendiamo organizzarci fin da subito, senza aspettare l’esito delle elezioni, in una pluralità di commissioni legislative autoconvocate e itineranti che siano da riferimento per formulare proposte concrete da portare al prossimo Parlamento. Cultura, Ambiente e Territorio, Salute, Alimentazione, Reddito di cittadinanza, sono solo alcune delle tematiche su cui verteranno i lavori. Queste Commissioni metteranno mano a progetti condivisi di normative sui beni comuni e sulle condizioni giuridiche ed economiche che ne rendano possibile la piena valorizzazione. La prospettiva è una nuova frontiera organizzativa del settore pubblico che alimenti nuovi modelli di socialità e partecipazione diffusa e diretta nella gestione dei beni comuni.

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