h. 16.30
UN’INDAGINE SULLE SCRITTURE TEATRALI
Racconti, prove, testimonianze.
PRIMO INCONTRO PUBBLICO
Le scritture, le narrazioni, le drammaturgie sono la misura e l’indice dello stato di un paese – in-formano, occupano, s-formano o liberano un immaginario collettivo; consentono o impediscono quel movimento di pensiero e vigilanza che è alla base di qualsiasi cittadinanza in buona salute.
Durante questa prima tappa di indagini sulle scritture e le drammaturgie, interverranno: Matteo Angius/Accademiadegliartefatti, Lucia Calamaro/Malebolge, Luca De Bei, Gerardo Guccini, Michela Lucenti/Balletto Civile, Muta Imago, Lorenzo Pavolini, Giampiero Rappa, Dario Tomasello.
Perché la chiamiamo indagine?
Per fare due passi indietro, guardare bene l’esistente e restituire una prospettiva senza la quale sarebbe artificioso parlare in senso proprio di drammaturgia/e, e quindi di un centro per le scritture del contemporaneo.
Per lasciare alle scritture ‘viventi’, classiche o ibride che siano, il compito di raccontarsi, guardarsi reciprocamente e provare a costituire, ripensando un lessico, un piccolo temporaneo Indice che identifichi la natura, i bisogni e forse, dei primi parametri – anche produttivi – su cui si fondano le diverse scritture teatrali.
Abbiamo cominciato con l’invitare un primo gruppo di artisti a mostrare il proprio lavoro, scegliendo testi, mostrandone le trasformazioni, recitandone brandelli e raccontandone riuscite e fallimenti.
Assieme a docenti e saggisti che provino a coglierne temi e linguaggi per azzardare un inizio di tradizione.
Artisti docenti saggisti, come un primo atipico bestiario di narrazioni teatrali.
L’idea è ottima le scritture teatrali che vediamo sulla scena hanno rotto i confini della struttura tradizionale. Tutta l’arte, ovviamente,deve permettersi tradimenti, ma essi tanto più saranno efficaci e lasceranno segni quanto più l’autore/l’autrice che tradisce conosce profodamente la struttura tradizionale e con essa sappia giocarci reinventando e, dunque, giustificando ogni sua scelta. Di recente ho scritto di Agota Kristof e di Sarah Kane, per il linguaggio, appunto, e di Ludovica Ripa di Meana di cui ho allestito due testi che scrive in endecasillabi, novenari, settenari. Scrittrici contemporanee e diversissime tra loro per scelta formale e dunque estetica. Ma l’elenco, di autrici e autori che sollecitano interrogativi è, ovviamente, più lungo, anche tra noi italiane/i. Ma chiedersi perché certe scritture superino i confini geografici e viaggino in tutto il mondo e altre no, forse ha senso. Ovviamente tralascio qui la difficoltà tutta Italiana di circuitazione delle novità. A Vienna esisteva (periodo in cui vi lavorai) una sede ove autrici e autori lasciavano i loro testi in fotocopia, gli stessi venivano registrati, ovviamente, e messi a disposizione di registe/i, direttori /e di teatro, case editrici ecc. ecc. Tale sede era comunale e governativa
Erano gli anni tra il 1991 e il 1997. Non so se esiste ancora, ma molte autrici e autori hanno trovato proprio in tale luogo la loro prima visibilità.