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17 Mag

IL MOVIMENTO FA BENE ~ MANIFESTAZIONE NAZIONALE 17 MAGGIO 2014

17 maggio 2014
h14 piazza della Repubblica, Roma

MANIFESTAZIONE NAZIONALE PER BENI COMUNI CONTRO LE PRIVATIZZAZIONI
il #17M scenderemo in piazza
questa è la nostra chiamata:

 

IL MOVIMENTO FA BENE
Allunga il passo. Mettiti in gioco. Oltrepassa i limiti.

1, 2, 3… Respira.
Il movimento fa bene: libera energie vitali, immaginative e creative.
Negli ultimi mesi lo spazio è diventato stretto, provvedimenti minacciosi restringono le libertà personali e collettive: divieti di manifestare in città, sgomberi, processi, arresti, campagne diffamatorie sui media. I corpi vogliono essere liberi di circolare, desiderare senza limitazioni, decidere senza imposizioni.

5, 6, 7… Abbiamo bisogno di aria. Apri i polmoni, prendi spazio.
I cortei nel centro di Roma sono vietati? Questo non è un corteo. È una corsa ad ostacoli, un campo da gioco, una gara podistica. L’attivismo è uno sport di massa.

58, 59, 60… La città, di chi è? Di chi ogni giorno l’attraversa, la costruisce, la vive. Il 17 maggio i beni comuni scendono in strada per tenersi in forma. Praticano discipline diverse, ma la spinta è comune. Ed oltrepassa i confini: tutta l’Europa è in movimento. L’Europa è il nostro campo d’azione.

>Primo step _la 
cultura è un bene comune, non un privilegio: le persone parlano, immaginano, entrano in relazione e così producono cultura. La produzione, l’accesso e la circolazione dei saperi devono essere liberi e tutelati dalle limitazioni e dalla messa a profitto.
La cultura è un bene particolarissimo: più ne consumi, più si diffonde.

>Secondo step_ il lavoro è diventato sinonimo di precarietà, vogliamo reddito come restituzione del lavoro sfruttato e non pagato, della formazione non riconosciuta: diritto all’abitare, alla salute, a vivere una vita degna. Volete identificarci? La nostra identità è multipla e plurale.

>Terzo step_commons si attivano se le persone li attivano, emergono dalle lotte. È una continua metamorfosi: occupare vuol dire riappropriarci di ciò che viene sottratto al godimento comune per restituirlo a tutt* senza esclusioni. Attraverso pratiche costituenti creiamo nuove istituzioni, nuove relazioni, nuove forma di vita.

107, 108. Guarda lo spazio intorno come fosse la prima volta. Lasciati attrarre dai particolari. La città è nostra, ora.
Essere in forma è tutto.

 

 #17M   #benicomuni   #muoviti   #commons   #europe   #podismo   #ilmovimentofabene #dirittoallacittà

 

  

 

 

 
COMUNICATO
 
Le retoriche del contenimento del debito pubblico, dell’austerity e del contrasto alla crisi hanno fornito in questi anni la giustificazione all’esproprio continuato di risorse, servizi e diritti di tutt*. L’appropriazione indebita di ciò che è comune, la svendita del patrimonio pubblico, lo smantellamento progressivo di garanzie e servizi, costituiscono il vero obiettivo della ristrutturazione neoliberale in atto: la privatizzazione e la concentrazione nelle mani di pochi dei beni comuni, la mercificazione e lo sfruttamento della vita in ogni suo aspetto.
 
L’Italia in questi anni ha costituito un vero e proprio laboratorio politico di lotte sui commons. La vittoria referendaria del movimento per l’acqua bene comune del giugno 2011 ha fatto da precedente e posto al centro dell’attuale gestione neoliberale della crisi la lotta per l’accesso e per la gestione comune delle risorse e dei servizi essenziali, siano essi beni “materiali” o “immateriali”.
commons, sia quando si riferiscono a risorse naturali, sia quando attengono al sapere, alla conoscenza, allo spazio pubblico, sono sempre il prodotto di un’attività sociale cooperativa. In entrambi i casi al centro si pone la tematica dell’accesso ai servizi e della loro condivisione, non la preservazione di una supposta natura originaria dei beni. 
È la città, infatti, il terreno in cui il tema dei commons si è rideclinato e ha preso corpo in molteplici esperienze di autogoverno, pratiche di occupazione e riappropriazione che hanno avuto come filo conduttore la lotta contro la proprietà e la privatizzazione del patrimonio e delle risorse comuni: dalle occupazioni dei teatri, dei cinema, delle fabbriche dismesse alle lotte per la salvaguardia e la riconversione ambientale. 
 
Tra le pieghe della metropoli si articolano esperimenti di resistenza e sperimentazione che risignificano pratiche come l’occupazione e l’autogestione di spazi sottratti alla speculazione e alla privatizzazione, pratiche immediatamente costituenti che definiscono prototipi di istituzioni del comune: qui si producono cultura indipendente, welfare dal basso e reddito indiretto, autorganizzazione sindacale, economie alternative, circolazione delle conoscenze, si combatte contro la rendita, si pratica il diritto all’abitare, si costruisce spazio pubblico.
 
Il 17 maggio tutte queste lotte avranno la possibilità di ritrovarsi a Roma in una grande manifestazione nazionale che oggi assume la duplice valenza di costituire occasione di convergenza e di rilancio e di riaprire un piano largo di legittimità contro le ipotesi restrittive e repressive dei diritti e della libertà paventate in queste settimane dal governo Renzi. Si pensi alla proposta incostituzionale di vietare i cortei nel centro di Roma come a quella a dir poco grottesca del Ministro Alfano di introdurre forme di identificazione preventiva per i manifestanti “non pacificati”. 
Noi, lavoratori precari, intermittenti dello spettacolo, studenti universitari, partite Iva, cittadini e comitati in lotta per il diritto alla città, tutti a vario titolo comunardi, attraverseremo la manifestazione consapevoli di questa duplice emergenza: tradurre la molecolarità delle lotte sui commons in un piano costituente e transnazionale e decostruire la retorica dei buoni e dei cattivi.
 
La manifestazione del 17 maggio si colloca all’interno della settimana di mobilitazione “solidarietà oltre i confini – costruire la democrazia dal basso” lanciata dal network Blockupy, a ridosso delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. 
Proprio l’Europa, meglio la necessità di rilanciare una pratica di movimento europeista e radicale, federalista, in grado di connettere differenti autonomie, dentro e contro il federalismo esecutivo della Troika, è oggi questione non più rimandabile nella discussione e nelle pratiche dei movimenti. 
Le lotte sui commons in Italia hanno trovato di fronte a loro un pesante blocco politico-istituzionale. In questi ultimi anni solo alcune coraggiose sentenze della Corte Costituzionale sembrano aver fatto da freno all’offensiva di un’azione di governo e di governance sempre più incessante, volta alla compressione dei diritti, dei salari e alla privatizzazione dei commons. Ciò evidentemente non basta, non basta affermare la legittimità dei beni comuni attenstandosi semplicemente sul piano delle Costituzioni nazionali. L’offensiva della governance neoliberale si muove su più livelli, deborda i confini degli Stati nazione e utilizza questi ultimi come luoghi privilegiati per creare nuove gerarchie, barriere e impoverimento. 
L’Europa è per noi lo spazio minimo di azione politica dei movimenti nonché il luogo di individuazione, fisica e politica, del nemico da combattere. Non c’è lotta che possa vincere rimanendo confinata all’interno degli Stati nazione. L’Europa è uno spazio striato, continuamente ridisegnato dai movimenti del capitale finanziario ma prima ancora dalle rotte delle migrazioni e dagli spostamenti della forza lavoro precaria e giovanile, in particolare del Sud, alla ricerca di fette di welfare di cui riappropriarsi. 
Alla spazialità del capitalismo finanziario non possiamo certo opporre nuovi sovranismi, comunitarismi o territorialismi. L’Europa è per noi lo spazio dove tentare di costruire reti, connessioni trasversali, tra città, territori sociali, lo spazio non lineare per un’azione politica comune e multilivello, il luogo di una continua apertura, verso Est e verso il Mediterraneo. L’Europa è oggi il nostro campo di battaglia. 
 
Infine, nei giorni in cui il Parlamento si prepara a convertire in legge il Jobs Act, vediamo profondamente connesse le lotte sui commons e quelle per il reddito e contro la precarietà. la materialità della posta in gioco è esattamente la stessa: la dignità e l’autonomia dei soggetti, l’opposizione a politiche che alienano risorse, comprimono i salari, erodono diritti e sottraggono reddito. Lottare per i commons è rivendicare reddito per tutti, salari degni e svincolare l’attività libera, creativa e cooperativa dal ricatto della precarietà.
 
 Comunard* di tutta europa uniti
 

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