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07 Ott

Report – Assemblea dei Lavorat* della Conoscenza – 30 settembre

SHERAZADE CHE INGANNA LA CRISI

30 settembre 2011

Assemblea Nazionale dei Lavorat* della Conoscenza

 

 

Sezione del mattino

APERTURA: violoncello, armonium e voce.

Intro: SYLVIA. La crisi come luogo di potenziale costruzione. La Crisi e le politiche di austerità. Egemonia della finanza e colonizzazione di tutti gli spazi delle nostre vite compresi i diritti. Migrazione economica dal lavoro al profitto, ridistribuzione della ricchezza come strumento per contrastare la crisi.

ANDREA BARANES: – Cos’è la finanza? Da strumento a fine ultimo. Come si traduce in questo quadro il diritto alla casa o alla previdenza? In mutuo subprime.. – Espansione non più solo verticale della finanza, ma orizzontale. I mercati non potendo più colonizzare altre aree geografiche tendono a colonizzare tutti gli spazi vitali: dalla scuola, alla sanità alla pensione.. – Egemonia della finanza sui mercati che ne dirige l’andamento e si fa giudice dei processi di trasformazione politici e sociali. – La finanziaria: la bce detta, il governo esegue. Ritagliare salari, i diritti, la condizioni di lavoro secondo il dettato della finanza, fino a forzare (nei governi di destra come in quelli di sinistra) la Costituzione Italiana, attraverso misure di taglio indiscriminato e privatizzazione in un movimento di accelerazione continua che non risolve ma alimenta la speculazione finanziaria e la crisi stessa. – 120 milioni di euro che passano dai redditi- lavoro- al profitto in un sistema che continua a cercare di crescere a oltranza producono un inevitabile percorso di indebitamento. Il primo passo per affrontare la crisi e cominciare a spezzarne il meccanismo è quello della ridistribuzione delle ricchezze. – Partiamo da qui, da queste esperienze dirette, per cominciare a elaborare gli strumenti per contrastare la crisi. La menzogna dei media: dal deficit d’esperienza e di libertà alla riappropriazione della conoscenza e della narrazione attraverso l’autogoverno dei beni Comuni.

CHRISTIAN RAIMO: Ripartiamo dalla conoscenza come strumento di resistenza alla grande menzogna che ci viene raccontata dai media e riscrivendo la realtà. C’è un deficit d’esperienza e di libertà, riduzione del racconto della realtà a fiction di quart’ordine e del giornalismo a gossip, dell’università e della scuola a elogio della semplificazione, del pensiero critico a elogio a della tecnicizzazione.. Le battaglia vinta dei referendum rappresenta l’inizio della riappropriazione di una forma di conoscenza e responsabilità, di volontà di governo dei beni comuni. Necessità di un processo di formazione e autoformazione.

CECILIA CASORATI: L’esperienza di “occupiamoci di contemporaneo” nella sua trasversalità segna sopratutto l’inizio di un’ assunzione di responsabilità diretta sull’arte contemporanea attraverso la perdita del senso della proprietà. L’Inefficacia di alcune pratiche di lotta, tentate anche dall’Accademia –sciopero della fame, tentativo d’interlocuzione con le istituzioni, istituzione di consulte.. evidenzia la necessità di rafforzare una formazione all’immaginazione anche sulle pratiche. Diritto d’insolvenza e welfare- smascherare la menzogna della finanza e sottrarsi al prezzo della crisi attraverso le pratiche di lotta.

ANDREA FUMAGALL: – I mercati finanziari come cuore delle forme d’accumulazione del capitale. – Potere, giudizio e biopotere della finanza. – Sostituzione del mercato finanziario alla funzione dello stato in un ideologia metafisica dal punto di vista economico. – Deficit d’informazione reale sui meccanismi della finanza. – Dictat della troika finanziaria che impone le manovre lacrime e sangue per soddisfare la fame dei mercati e evitare il default: il debito si riduce ma cala il pil, la manovra alimenta solo il meccanismo finanziario stesso. – Quella sul diritto d’insolvenza può essere una battaglia efficace che passa per la ridistribuzione della ricchezza, la riappropriazione del reddito, un nuovo welfare in un quadro dove la precarietà è sempre più dimensione strutturale del lavoro. La disgregazione del panorama lavorativo nelle diverse declinazioni del lavori autonomi. La schiavitù creativa e la sottrazione di una narrazione del presente.

ADELE OLIVIERI–acta: sempre più nel terziario avanzato la rivendicazione d’autonomia professionale diventa ricattabilità, isolamento e difficoltà di organizzarsi in una rivendicazione comune. La crisi ha prodotto l’ emersione di questa necessità fuori dall’approccio di associazione di categoria, nella trasversalità di alcuni elementi comuni tra figure professionali diverse, con condizioni contrattuali diverse: necessità di tracciare una narrazione comune che riunisca i discorsi su previdenza, formazione, maternità, tutele legali..

LUCA DE BEI – drammaturgo: la mancanza di un riconoscimento professionale anche a livello giuridico, la non esistenza di un contratto comune per gli scrittori, produce anche una forma di sfruttamento economico e determina una sorta di sottomissione della libertà creativa alle regole della commissione che a sua volta è sottomessa alle regole della produzione (ad esempio non può essere scritto un copione con troppi personaggi che costerebbe troppo mettere in scena!..). Come narrare il presente?

EMANUELE BRAGA – lavoratori dell’arte Milano: manifesto : non siamo un sindacato, non rappresentiamo nessun’altro che noi stessi, rifiutiamo l’estetizzazione della lotta, non ci interessa riconfermare la ridistribuzione dei ruoli, non ci interessa confermare un sistema che guadagna sulla nostra esclusione, non chiediamo assistenza ma vogliamo ciò che ci spetta. Rivendichiamo la politicità del gesto artistico.

ENRICO PARISIO– grafico (aiap): la rivendicazione della scelta di autonomia delle nostre categorie deve passare per la rivendicazione dei diritti di base e il welfare altrimenti diventa inapplicabile. Il monopolio della verità e dell’informazione e i meccanismi di censura: dal giornalismo, alla rete, alla rai. La regolamentazione della circolazione delle informazioni e delle opere dalle leggi bavaglio alla siae. L’Informazione, la rete, la musica come beni comuni.

ARTURO DI CORINTO–new media: la rete è diventata infrastruttura fondamentale della cultura, bene comune, evidentemente in concorrenza con le altre forme di media su cui si poggia la struttura di potere del nostro governo (legge bavaglio, sul copiright,..). Esiste un sistema che tende a punire tutte le nuove forme di creatività perché potenzialmente destabilizzanti.

SANTO DELLA VOLPE – art21: Ostacolo all’indagine e allo svelamento della realtà, Censura dell’informazione della satira e delle forme artistiche , giuramento contro i bavagli.

ENRICO MELOZZI -musicista: conservatorismo e replica del passato nel mondo della musica, sin dalla formazione. Discutiamo della siae, di imaie, della regolamentazione delle etichette discografiche che gestiscono la circolazione delle opere.

PRECARIO del teatro lirico comunale di Bologna: necessità di rinnovare le forme di fruizione: è possibile fare un concerto lirico in un centro sociale e un concerto rock in una auditorium. Portiamo la musica in luoghi non deputati ad essa perché l’arte è un diritto gratuito di tutti e va restituito: anche a quelli che sono privati delle libertà personali- progetto sulle carceri. Per poter rendere l’arte fruibile a tutti c’è bisogno di forme di sostegno a chi la produce, attraverso il sostegno al reddito.

RENATO NICOLINI: in un contesto di crisi in cui la produzione e la fruizione culturale rimane viva non è giustificabile una manovra che penalizza radicalmente la cultura. La politica d’austerità è una logica punitiva nei confronti del desiderio e della vitalità di una società. La precarizzazione di tutte le forme di lavoro richiede un’unificazione di tutte le condizioni di lavoro. Dal fallimento delle politiche istituzionali all’assunzione di responsabilità diretta, dalla rivendicazione dei beni comuni alle pratiche di lotta.

ELEONORA – necessità di un salto di qualità: fallimento delle forme di lotta vertenziali. I tagli rientrano in un processo costituente che tende a far passare la cultura da bene comune produttore di socialità a merce. È necessario contrapporvi un processo costituente delle lotte che va dal reddito di esistenza al diritto di insolvenza. Rivendichiamo “l’utilità e l’inutilità” della cultura: data la non quantificabilità della cultura, bisogna inventare altri parametri. Costruiamo una bibliografia delle pratiche di lotta: non disperdiamo le pratiche già elaborate e sperimentate non tutte le esperienze vanno buttate via.

ILARIA – Derive e Approdi: elogio del fallimento (anche individuale). Anomalie e paradossi di una piccola casa editrice: un editore che diventa datore di lavoro e autosfruttatore di se stesso. Come una legge che dovrebbe tutelare l’editoria finisce per danneggiarla e ostacolare una fruizione colturale estesa. Necessità di rivitalizzare e rivendicare i luoghi , biblioteche..

FEDERICA GIARDIN: i beni comuni come pratiche e comportamenti. Resistenza alla privatizzazione degli spazi culturali intrecciata a alla natura intuitiva del riconoscimento del un bene comune. Materialità dei comportamenti e delle pratiche, capacità di sottrarsi alle retoriche dominanti. La difficoltà di identificarsi-definirsi come lavoratori è un opportunità per reinventare collettivamente il concetto di lavoro.

SECONDA PARTE

 

MAURO: Teatro Valle Bene Comune. Dalla soppressione dell’ETI all’occupazione. Dal disimpegno all’assunzione di responsabilità in prima persona.

ILENIA: Tempo nuovo, iniziato lo scorso autunno, 14 dicembre innesco. Emersione di soggettività in settori di lavoro normalmente molto frammentati. Urgenza. Condivisione di forme di lotta, di pratiche. È il tempo per riaprire un orizzonte di lotte, comune (economie, lavoro), contro la violenza crescente del potere politico. Forme episodiche di lotta insufficienti. Immaginiamo, da subito, forme di lotta radicali, permanenti, non di categoria. Valle: radicalità. Occupazione di uno spazio pubblico, prezioso per umanità, ma con pratica radicale. Mettere il corpo, nel tempo, porre la questione della legalità. Siamo governati da persone che non hanno più la legittimità di farlo. La cultura, che non è marginale nel nostro paese, con i linguaggi di cui il berlusconismo ha fatto la sua forza, possiamo riappropriarci di questi linguaggi? Apertura di un’agorà pubblica, autogoverno diretto per riprendere in mano la nostra vita, le ricchezze che ci vengono sottratte. Movimento studentesco: motore. Può la cultura aprire il conflitto? Generare nuove pratiche, essere costituente?

IRENE PETRIS – MARINONI : Un teatro abbandonato da 40 anni ha riaperto. In un giorno ha ripreso vita e ha ospitato un nuovo pubblico, che aveva dimenticato di possedere questo luogo. E il pubblico internazionale della mostra del cinema. Apertura telone che nasconde il cratere del palacinema che non c’è, mostra come il governo indichi la cultura come grande investimento e poi lasci delle voragini aperte. Cultura svenduta, turistica. Il Marinoni ha aperto una visione: quando ci si occupa di ciò che è nostro si può rifondare una visione del futuro. Speculazione edilizia intorno all’ex ospedale.

CINEMA PALAZZO – Altro esempio di speculazione economica. Occupazione da parte dei cittadini del quartiere. Eterogeneità. Specificità territoriale. Ma è una lotta in grado di parlare oltre i propri confini territoriali. Lotta per la cultura e attraverso la cultura. Stiamo cercando di ricostruire da zero. Cultura bene comune si esprime attraverso le lotte. Si stanno esponendo, attraverso la lotta e l’esposizione in prima persona all’illegalità, persone che non l’avevano mai fatto. Stiamo costruendo una nuova legalità. Costruire nei fatti un primo circuito di queste esperienze: Valle, Marinoni, Lido di Ostia, Arrigoni. Da domani: la formazione. 15 ottobre: passaggio importante. Per andare oltre i particolarismi e proiettarsi in un panorama internazionale.

ELEONORA – MESSINA: Veneta, ma opera in Sicilia. Occupare non per prendersi un posto, ma per restituirlo alla cittadinanza. Movimento NO-PONTE. Si sono unite a questo altre realtà. Da questa estate si è cominciato ad occupare un luogo dove dovrebbe partire il ponte. È un capannone nel cuore di un villaggio di pescatori. Era una specie di buco, di cui la gente non si accorgeva più. Un buco, come ce ne sono tanti nella memoria collettiva. Lo facciamo attraverso la cultura. Fine ottobre: cantiere aperto cui parteciperanno gli artisti della zona, da manovali, per pulire il capannone e renderlo agibile per l’ultima giornata in cui vorremmo aprirlo al pubblico. Elaborazioni artistiche sul mito di Colapesce.

FRANCESCO – ARSENALE:Federazione siciliana delle arti della musica. Un collettivo nato dall’urgenza. Fare del luogo dove viviamo la nostra opzione di vita. Non vogliamo andare a vivere altrove ma riappropriarci del posto dove viviamo. Tre meeting: Palermo, Catania, Ragusa. Ora vogliamo occupare e stiamo lavorando su diversi luoghi.

FABRIZIO PARENTI – MILANO: Esperienza Milano, elezioni municipali. Chiedere alla nuova amministrazione di fare una mozione che rivendica la cultura come bene comune al centro dell’interesse. Dare un codice etico alla cultura pubblica. Ora è un luogo dove alcune persone utilizzano soldi pubblici per interessi personali. Si aprirà una guerra civile. Voce in capitolo da parte dei lavoratori nell’organizzazione amministrativa della cultura pubblica.

GAIA – SALE DOKS – VENEZIA: Composizione Sale: studenti, lavoratori settore cultura, tecnici. Occupare prima e poi progettare lo spazio attraverso modi diversi, cooperativi, di produrre conoscenza e sapere. Conflittuali e costituenti allo stesso tempo. Costruire modello nuovo di sviluppo e quindi dobbiamo produrre cultura in modo diverso. Assumersi la responsabilità personale anche su azioni d’illegalità. Esperienza Marinoni: le relazioni che ha creato fra associazioni, cittadini, artisti studenti è una grande ricchezza. Abbiamo cominciato insieme a interrogarci sulla situazione di precarietà delle nostre vite lavorative e non e a interrogarci su nuovi modi di produrre cultura. Sfruttamento delle nostre risorse e ricchezze creative e progettuali. Pratiche: ambizione e responsabilità di creare un modello produttivo differente; responsabilità personale aldilà delle categorie.

TIZIANO PANICI – CRESCO: Obiettivi Cresco 2011. Trasversalità. Nella differenza delle lotte per mantenere la dignità di questo mestiere. Coordinamento molto eterogeneo, da piccolissime realtà a teatri istituzionali. Obiettivi comuni difficili da individuare. Questionario Cresco. Come impiegare i risultati. Autoregolamentazione etica per far parte del Cresco. Diverse componenti di questa lotta e diverse modalità. È importante comunicare fra queste realtà anche nelle loro diversità di pratiche. MICHELE – BARTLEBY BOLOGNA: Spazio dell’università occupato, poi assegnato uno spazio. Dialogo con realtà e figure diverse da noi attraverso l’autoformazione. Lavoratori dello spettacolo del teatro comunale, studenti. Questa pratica è diventata contagiosa, l’autorganizzazione che respinge il meccanismo della delega. Pratiche costituenti Terreno comune della precarietà. Condizione esistenziale e non di contratto. 15 ottobre. Da tenere presente la dimensione europea, mediterranea. Questo ci fa parlare con gli operai, con l’università.

STEFANO RODOTA’: I poeti sono un bene comune. Titolo del Corriere della sera. Diffusione intensa del riferimento ai beni comuni. Stiamo correndo un rischio d’inflazione nel linguaggio? Se tutto è bene comune, niente lo è. Però poi ho riflettuto. Non è una moda, ma il risultato di un movimento. Acqua. L’imposizione del concetto di beni comuni viene da una vittoria politica, quella dei referendum. Un movimento che ha avuto successo perché è stato senza lider. Personalizzazione della politica che si mangia i contenuti. Essere allo stesso tempo gestori, controllori e fruitori: bene comune. Nel dibattito pubblico c’è resistenza e ignoranza, viene considerata una piccola anomalia italiana, ma non è così. In Europa e non solo. Napoli: spa che gestiva l’acqua, una società pubblica, è stata trasformata in un ente che assume la caratteristica di un ente gestore di bene comune. Roma: Valle Occupato. Deve trovare la struttura propria per disegnare questo nuovo modo d’intendere il diritto. Qui c’è un’invenzione da fare. Una Fondazione che veda allo stesso tempo conferiti beni materiali, il teatro, e allo stesso tempo il “capitale” umano, il lavoro che esiste, diffuso, nella società italiana, che qui stanno trovando un punto di convergenza. Così si manifesta il bene comune. Uno degli elementi costitutivi della fondazione insieme al bene materiale del teatro. La gestione richiede che s’individuino delle responsabilità specifiche di gestione, ma accanto a tutto questo c’è una altro modo. Lo statuto cerca di dare forma a tutto questo, uscendo dalla logica del pubblico e del privato. La conoscenza come bene comune: grande riferimento è la rete. Qui si può misurare bene il cambiamento. Secolare distinzione fra produttori e consumatori di sapere messa in discussione. Tutti sono allo stesso tempo produttori e consumatori e anche qualcosa di più: il produttore si muove in una logica che non è proprietaria. Metto a disposizione qualcosa per tutti. Uscire dalla logica mercantile e privatistica. I beni comuni sono la strada per rendere possibile questa uscita. I beni comuni non sono tali per natura. O lo sono perché rispondono a bisogni fondamentali (acqua) o perché riconosciuti come tali (conoscenza). Non distinguo più cultura da conoscenza. Rapporto fra questa e umanità. La costruzione del bene comune è il risultato di una costruzione culturale e politica. Non facciamoci catturare da uno slogan. Legato alla lotta delle persone. Bruno Trentin autore di “da sfruttati a produttori”. Vanno sostenuti tutti coloro che nelle micro e macro realtà stanno difendendo il risultato elettorale dei referendum, che non riguarda solo l’acqua. Napoli e Roma: acqua e cultura. Governare la vicenda da un punto di vista giuridico, ma non si deve perdere la spinta che anima questo teatro. Rete di protezione politica intorno a questa vicenda, perché a Roma c’è un’ostilità politica intorno a questa realtà e uno degli attacchi più violenti della storia contro i diritti dei lavoratori e la libertà di manifestare e di pensiero. Attacco senza precedenti, verso espropriazione dei diritti fondamentali.

FILIPPO – TEATRO DEL LIDO OSTIA Riappropriazione del teatro per creare inclusione sociale. Esperienza iniziata negli anni 90, non ancora concetto bene comune, ma già vivo nelle nostre pratiche. Partecipazione dal basso nella gestione del teatro, da parte dei cittadini del territorio. Teatro pubblico molto vissuto dal territorio.

TIZIANO – UNICOMMON: Trovare risposte collettive alle nostre istanze: diritto all’insolvenza, al reddito. Non scappatoie individuali. Costruire un nuovo welfare. Rivendicare la cultura come bene comune: entrare in un teatro e chiedere di poter assistere a uno spettacolo. Università: contro la riscrittura baronale dello statuto, lo vogliamo scrivere noi lo statuto del comune. Produzione culturale indipendente, scambiare le nostre esperienze per far saltare questa artificiosa distinzione tra chi fa e consuma cultura. Autoformazione: il valle dentro l’università e l’università al valle. Mettiamo insieme le nostre esperienze, le pratiche, per progettare le lotte.

GIACOMO CIARRAPICO AUTORE REGISTA CINEMA: Parto da un concetto che non è mio, ossia che l’intelligenza è dare il giusto peso alle cose che hanno importanza. La cultura agisce in maniera stupida, dà importanza alle cose che non hanno importanza e non dà nessuna importanza alle cose che ne hanno. Chiedo che un dieci per cento dell’incasso dei film che hanno incassato moltissimo, ma che, mi dispiace dirlo, non hanno niente a che fare con la conoscenza, venga reinvestito nella cultura. La televisione ha prodotto un modello, che è quello della delocalizzazione, e questo è stato esportato al cinema.

PEPPE ALLEGRI – ACTA , TQ: Questo è un luogo in cui c’è stato un processo di riconoscimento fra simili, basato sull’invisibilità, sull’esclusione dalla cittadinanza, dal patto sociale esistente. La ricchezza del Valle è il tentativo di dare una permanenza all’autorganizzazione. Il ragionamento sulla riappropriazione del pubblico da parte dei soggetti attivi è centrale. La ricchezza c’è, noi la produciamo e ci viene saccheggiata quotidianamente: il punto è capire come riappropiarcene. L’occasione persa è quella della politica e dei sindacati. Se la sinistra non capisce che questa è l’occasione, peggio per lei. Qui oggi dobbiamo costruire le nuove istituzioni. Anche esagerare, azzardare. Una costituente permanente e diffusa.

CLAUDIO RICCIO – LYNK: Esperienza occupazione valle, un risveglio da prendere come esempio, anche per noi studenti. Da soli non andiamo lontano. Da dove viene la crisi? Rispondiamo a partire dalla nostra condizione materiale, dagli effetti sociali che provoca. Ciascuno di noi sta andando dritto verso l’insolvenza. Luoghi come il Valle consentono il confronto e l’aggregazione per raccontare cose in nuovo lessico possibile. 15 ottobre: una mobilitazione che apra una nuova fase, che le persone che l’anno scorso battevano le mani dalle finestre scendano in strada con noi.

MAURIZIA – PRECARIA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: Centralità delle pratiche per e dopo il 15 ottobre. Precari pubblica amministrazione hanno rivendicato una natura indipendente dai sindacati, compiacenti e incapaci di leggere il mondo della precarietà lavorativa ed esistenziale. Dichiarare conclusa la fase della narrazione, importante presa di coscienza, ma ora è finita. Trasformare la narrazione della sfiga in un immaginario di potenza, irrompendo nello spazio pubblico. Connessione con altre reti di precari, anche diversi da noi. Possiamo vincere questa sfida chiedendo diritti soggettivi aldilà del lavoro. Il 15 ottobre è una data dove ci giochiamo la partenza di un percorso importante per i prossimi anni, un immaginario che sta entrando in gioco. No evocazione di conflitto e scontro, ma assunto e attraversato nella sua radicalità. Dimensione transnazionale per uscire dalla crisi; assunzione delle lotte dei migranti come paradigmatiche di questo superamento nazionale. Non ci rappresenta nessuno, andate via tutti. Assumiamo l’indipendenza come forma di salvezza. Parole chiave per il 15: sottrazione (non paghiamo il debito); riappropriazione (diritto all’insolvenza e al reddito di esistenza).

ARTISTI INDIPENDENTI BARI: I PRIMI DI GIUGNO è NATO IN PUGLIA UN MOVIMENTO DI ARTISTI INDIPENDENTI, FRUITORI E ATTORI DI CULTURA. Nato dall’indignazione per un bando pubblico per la partecipazione a un workshop con un artista internazionale. Vogliamo porre l’attenzione sulla necessità di trasparenza nella gestione dei fondi pubblici e sul diritto all’accesso alla formazione. Equazione cultura-marketing territoriale, espressione della regione puglia. Per attrarre turismo e investimenti Ripensare l’intervento pubblico nella cultura. La puglia laboratorio di mercificazione dei processi legati alla cultura. Rimanere indipendenti.

ALESSANDRO PERUGIA – IMMAGINARIO FESTIVAL: Collegare al Valle un percorso più lungo che parte da Genova 2001. Diritti dei lavoratori ma anche di chi deve ancora accedere al lavoro. Strumenti per connetterci e comunicare ciò che sta succedendo nelle diverse realtà. Appuntamento a novembre a Perugia per costruire un canale in rete.

VALENTINA VALENTINI – LA SAPIENZA: Chiusura biblioteche storiche, trasformare in un centro congressi il teatro ateneo. Chiusure di spazi di conoscenza giustificate dalla crisi economica. Attacco a studi umanistici. Chiusura del bacino dei professori Taglio dei contratti. Totale assenza di un ricambio generazionale. Stanno tentando d’arrivare a un’università d’élite. Corsi dove ciò che conta non è la specializzazione ma la numerosità degli studenti. Incapacità di reagire dovuta a quella del corpo accademico di relazionarsi con le istituzioni cittadine. Considerare l’importanza della rete affinché la comunicazione non sia monodirezionale.

MASETTI – LA SAPIENZA Impiegato pubblico personale tecnico-amministrativo dell’università. La Sapienza è un bene comune ma anche proprio un comune. Questa collettività nell’ambito della democrazia è rappresentata in maniera anomala. Laboratorio cultura indipendente del Volturno occupato Proposta operativa e pratica: inchiesta sulla cultura indipendente che partirà dal confronto in una due giorni il 5 e 6 Novembre. Ridefinizione del concetto d’indipendenza.

ILENIA: Costruzione di un agire comune che s’interroga continuamente. 15 ottobre: pensiamo a questi appuntamenti come a un laboratorio politico. Roma è fortemente culturalizzata è per questo individuale come buon dispositivo. Quella che stiamo vivendo è una fase non solo di difesa ma anche di pratica. Oltre una forte ritualità va prefigurata una nuova modalità di lotta permanente. Raccogliere consensi, i più diversi. Stiamo compiendo uno scarto rispetto agli ultimi dieci anni di deserto. Percepiamo che qualcosa sta cambiando. Dobbiamo essere all’altezza delle domande che poniamo, prepariamoci per il 15 Ottobre. Questioni sulle ricchezze e sul reddito. Necessità del welfare di carattere pratico e intellettuale. E’ possibile bloccare i luoghi della produzione culturale. Sottrazione non solo di ricchezze ma anche di narrazione e linguaggio, è così che il berlusconismo ha vinto, lavoriamo su un nuovo linguaggio.

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2 Responses to Report – Assemblea dei Lavorat* della Conoscenza – 30 settembre

  1. Giada 1 novembre 2011 at 15:08 #

    http://www.alfabeta2.it/2011/10/31/dal-4-novembre-alfabeta2-in-edicola-e-libreria/
    (nel prossimo numero interventi di Nicolini, Fumagalli e Rodotà sul Teatro Valle Occupato e “Sherazade che inganna la crisi”)

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  1. SHERAZADE CHE INGANNA LA CRISI | Tifiamo default? | Scoop.it - 10 ottobre 2011

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