Cara Assemblea del Teatrovalleoccupato,
come lavorat* dell’università ci sentiamo coinvolte nella iniziativa che avete indetto per il 30 settembre 2011; una giornata di riflessione sullo stato della cultura in Italia, contro una politica che, in nome di una supposta efficienza e produttività, mette invece in atto processi di emarginazione e smantellamento delle realtà culturali pubbliche.
Non è un caso che l’assemblea si svolga al Valle, storico teatro che l’occupazione ha salvato dalla svendita ai privati, e fatto diventare laboratorio di progettazione non solo teatrale.
Nello specifico del nostro luogo di lavoro, le mobilitazioni dell’ultimo anno hanno messo in evidenza come la produzione di conoscenza – nell’università e più in generale nella scuola – sia un nodo centrale dell’intero sistema di relazioni sociali, perché la scuola e l’università sono luoghi dove le relazioni sociali vengono progettate, ma dove possono, al contempo, essere messe in crisi e trasformate. Difendere la scuola, la ricerca e l’università come beni comuni – appartenenti a tutti e tutte e dunque sostenute da adeguati finanziamenti pubblici – non significa difendere l’esistente, bensì adoperarsi per cambiarlo.
Ora siamo all’inizio di un nuovo anno in cui far nuovamente sentire, in tutte le sedi, una opposizione forte che sappia tenere insieme le esperienze e le pratiche politiche che hanno avuto luogo nel corso di un anno di mobilitazioni continue e ripetute, a partire da tanti Atenei, e tra essi il nostro, dove come ricercatrici e ricercatori, docenti, studenti, personale amministrativo abbiamo più e più volte fatto emergere il disagio di vivere in una università sempre più impoverita – in termini materiali, con la sottrazione anno dopo anno di risorse, in uno sfiancamento che toglie anche forza di pensiero, e perciò impoverita della sua capacità di essere un luogo di confronto e di scambio di conoscenze e saperi che ognuno e ognuna di noi incarna in quanto singolarità unica e irripetibile.
A fronte di tale politica di umiliazione del ruolo dell’università, abbiamo dichiarato di essere “indisponibili” a puntellare ancora una istituzione che pure abbiamo a lungo sostenuto con la ricerca, l’insegnamento, il lavoro dell’amministrazione, con un lavoro di cura e amore per il suo essere libero luogo di conoscenza e apprendimento, aperto alla valorizzazione delle differenze e di saperi differenti, di tutte quelle persone – docenti, personale TAB, e studenti – che ne sono e ne fanno la vita.
Se unico e irripetibile è il sapere di ogni esperienza, preziosa per talento, creatività, possibilità di invenzione, sempre uguale invece il potere che – più in generale con ottuso disprezzo della cultura – governa la scuola, l’università e le loro risorse, impoverendole sempre più, così come sempre uguale è un discorso sul merito e l’eccellenza che con mania di dirigismo virile parla e blatera di competizione, produttività, valutazione, là dove è invalutabile il capitale umano di energia, amore e cura dell’umano che si dispiega in tutte queste situazioni, nel rapporto tra studenti e docenti nella scuola come all’università quando esso è al meglio delle proprie potenzialità, nel lavoro di amministrazione di carte cui corrispondono storie di singoli individui, percorsi di vite sempre più segnate dalla precarietà.
Non è un caso, ci sembra, che donne e uomini, ma anche più donne che uomini, stiano vivendo questa stagione politica con un senso di irriducibilità rispetto l’essere indisponibili a quanto sta accadendo oggi in Italia: siamo invece indispensabili al senso più proprio della scuola e dell’università, proprio per quel particolare concentrato di energia e forza protratta sul futuro che essa rappresenta, grazie al lavoro della conoscenza e al sapere che ognuna, ognuno di noi incarna e riflette, quel sapere che viene dalla relazionalità condivisa e progettuale piuttosto che dall’isolamento in cui si vorrebbe ognuno di noi vivesse.
È per questi motivi che condividiamo lo spirito che anima l’occupazione del Teatro Valle e aderiamo con positività e (anche!) entusiasmo all’assemblea nazionale dei lavoratori e delle lavoratrici della conoscenza.
Prime firmatarie e firmatari
Paola Bono, Laura Fortini, Teresa Numerico, Enrica Rigo, Giovanni Caudo, Domenico Fiormonte, Ugo Fracassa, Michela Fusaschi, Francesco Pompeo, Ginevra Salerno
di ReteRomaTre
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