Tramonto del postmoderno
Giovedì 1 dicembre h. 17,30
Intervengono:
Omar Calabrese, Stefano Chiodi, Paolo Godani,
Angelo Guglielmi, Massimiliano Fuksas
Moderano
Andrea Cortellessa e Maria Teresa Carbone
«Cominciamo con la parola. Postmoderno è un concetto filosofico, antropologico e sociologico, esteso poi anche alle teorie dell’interpretazione. La sua data di nascita è precisa, il 1979, anno di pubblicazione del volume di Jean-François Lyotard, La condition postmoderne (tradotto l’anno successivo in Italia da Carlo Formenti per Feltrinelli). Riguarda la fine della fiducia nelle narrazioni simboliche in Occidente e il loro declino. Per esempio, volge al termine la nozione di «verità», si conclude la certezza nel «progresso», e si fa strada piuttosto un marcato relativismo e il dubbio sulle credenze ideologiche, religiose, e, perché no, anche estetiche del recente passato». (Omar Calabrese, Che ne resta?, «alfabeta2», n.15, novembre 2011)
E ancora nel numero di novembre:
TEATRO VALLE OCCUPATO: LA RIVOLTA DELLA CULTURA
L’idea del potere – di un certo potere – da osservare come oggetto obsoleto, attraversa tutta la rivista, a partire dai tre testi in apertura (Renato Nicolini, Andrea Fumagalli, Stefano Rodotà) che propongono le riflessioni in corso al Teatro Valle Occupato (Sherazade che inganna la crisi), un confronto con l’esperienza francese (Intermittenti e precari, a parlare è il sociologo Maurizio Lazzarato), un’analisi della crisi italiana inserita nel contesto europeo (la firma è di Vincenzo Visco) e un reportage di Claudia Bernardi dall’altra parte dell’Atlantico («Occupy Wall Street? Occupy USA!»).
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